Questa selezione di opere prende spunto dalla prima mostra “Riflessi dell’Adda”. Da quella prima manifestazione ho tenuto una decina di opere tra cui “Quadrato in Movimento” riprodotta qui sotto .
Questo scatto mi ha portato ad osservare l’Adda con un’ottica diversa. Posso dire che con quella fotografia nasce la mia attitudine di “D’Addaista”, perchè, come per il movimento artistico “Dada”, anche qui si può parlare di comportamento. Gli artisti Dadaisti dell’epoca si esibivano in veri e propri “comportamenti” fuori da ogni consuetudine rispetto al modo di affrontare l’arte, scombussolando il modo di concepirla.
Nel mio approccio con queste opere, ho sentito di riuscire ad interpretare l’Adda in maniera non convenzionale. In effetti quell’immagine mi ha portato a capire che l’Adda è una formidabile fonte di espressività e mi ha spinto a continuare questa ricerca provando dunque a estendere questa tematica con altre immagini. Non avrei mai pensato che fosse così impegnativo farne un’altra decina; in effetti nel voler produrre qualcosa che riuscisse realmente ad esprimere ciò che volevo ho fatto molte fotografie che però non riuscivano a creare la stessa magia di “Quadrato in Movimento”. Mi accorsi di non aver ben capito quali fossero le caratteristiche che creavano la forza espressiva di quello scatto vincente: mi ero perso nel riprendere in modo troppo figurativo i riflessi dell’Adda. Mi resi conto che invece, le immagini sarebbero davvero riuscite a colpire se le forme e i colori fissati dall’acqua venissero visti non come semplici riflessi, ma come delle pennellate, anche indecifrabili, ma cariche di espressione. Volevo che si leggesse l’opera d’arte che si nasconde tra le onde; vedendo un quadro più che una fotografia.
Tutte le mie opere sono nate dall’incontro tra la luce ed un unico fiume: l’Adda, che è dunque la grande protagonista. Penso davvero che il rapporto tra acqua e luce possa creare degli incredibili capolavori.
Le capacità dell’artista permettono di intuire la grande espressività di questa fusione e ne catturano l’immagine portando così allo scoperto le grandi doti della natura. Una specie di rivalsa dell’arte sulla tecnica, dove è l’uomo a decidere della tecnologia e non il contrario. La reflex e la tecnologia digitale servono a catturare un attimo impossibile da riprendere senza il loro contributo, ma è l’artista che decide quale situazione fermare e come riportarla ad opera d’arte.
In conclusione direi che la macchina fotografica mi è servita per dipingere e non per fotografare.
Questo è il pensiero che mi ha portato al nome “D’Addaista”, ed è lo stesso pensiero che cerco di trasmettere attraverso le mie opere. L’Adda è un’ottima musa ispiratrice dalle doti artistiche notevoli che ringrazio veramente di cuore.