Duemila anni e non dimostrarli…

L’arte del mosaico mi sorprende perchè non teme il passare dei secoli, i suoi capolavori sfidano il tempo senza temere di invecchiare. Alcune opere stupiscono per come siano rimaste integre sfoggiando ancora colori vivaci. Anche un loro stile realistico così condizionato dalla tecnica sembra non patire l’effetto effimero delle mode.
Questo stupendo mosaico ritrovato a Pompei rientra perfettamente in questa categoria senza tempo.
Se si provasse a ricreare oggi questa scena di musicisti con lo stesso stile figurativo, non penso che ci sarebbero grandi differenze di realizzazione.
La tecnica ci obbligherebbe a procedere come lo ha fatto quest’artista tanti anni fa, incollando un pezzettino di pietra dopo l’altro, un procedere forzato che porta a selezionare i frammenti giusti con tanta perizia e molta pazienza.
Se ci figurassimo questa scena come rappresentazione di una festa in maschera odierna, l’opera risulterebbe ancora molto attuale. In realtà il mosaico raffigura un trio di musicisti che sta suonando un aulos, un cimbalo, e un timpano ed è esposta al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. E’ un mosaico proveniente dalla Villa del Cicerone a Pompei risalente alla fine del sec. II a.C. / inizio del sec. I a.C..
Ripensando al paragone di prima riguardo ai giorni nostri, mi ha colpito con quanta attenzione l’autore dell’opera, Dioscoride di Samo, ha posto la sua firma in alto a sinistra. Insomma, per quanto riguarda i diritti d’autore e la necessità di farsi riconoscere, il tempo non sembra aver cambiato molto le cose. Anche a quei tempi la tecnologia e i condizionamenti socio-culturali influenzavano la realizzazione delle opere, ma come oggi, l’artista doveva essere capace di distinguersi con la sua arte. E di questo ne era ben consapevole il talentuoso Dioscoride.

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