Spesso mi viene chiesto perchè è necessario il restyling di una linea. Effettivamente per tante piccole e medie aziende rimettere mano a l’immagine dei loro imballaggi risulta essere una cosa inutile. D’altronde hanno già affrontato la scocciatura di dover in qualche modo disegnare le loro confezioni.
La risposta è semplice quanto ovvia, serve a migliorare il valore percepito dei loro prodotti. In verità tanti clienti hanno dei dubbi sull’efficacia della veste grafica che hanno adottato, ma in fondo non sono convinti del valido contributo che potrebbe portare un design diverso. Solo il confronto con i concorrenti che hanno investito in un packaging di successo riesce a fare cambiare loro idea. La differenza tra le loro confezioni senza personalità e quelle coinvolgenti dei competitors è illuminante.
Peccato però che, nel voler cambiare, chi si ripropone subisce uno svantaggio non indifferente. I suoi prodotti sono già presenti sul mercato con un’identità che comunque ha segnato i consumatori, non nel modo migliore sicuramente. Questa condizione rende spesso complicato rimettere a nuovo un’immagine esistente. Il suo modo di presenziare il mercato influenza il successo o il fallimento di un restyling. Non è per niente facile in effetti capire come muoversi per rilanciare, nel modo corretto, qualcosa che non funziona ma che ha ormai una presenza accertata sul mercato.
Cambiare ma non troppo.
Una regola va considerata ogni volta che si ridisegna l’aspetto grafico di un packaging: non stavolgere completamente tutti gli elementi grafici che compongono l’identità visiva. Il ridisegno di una confezione è certamente un lavoro di annullamento, per poter poi rinnovare, ma non per questo si può cancellare completamente un’immagine esistente. La difficoltà sta nel ponderare bene cosa va mantenuto e cosa invece va rifatto. Ci sono degli esempi di fallimento che hanno fatto storia, come il famoso caso dei succhi “Tropicana”. Quell’infelice restyling dimostra come un annullamento completo degli elementi grafici porta a un clamoroso flop. In effetti visto il calo delle vendite del 30% dopo il restyling si decise di tornare alla vecchia identità visiva.
Allo stesso tempo, il mantenere troppo l’esistente può risultare un’operazione inutile, se la partenza non dimostra di essere abbastanza forte. In queste valutazioni sta la bravura di un graphic designer. Saper cogliere in una fisionomia quei comportamenti grafici che hanno ragione di sopravvivere al cambiamento. Spesso nel cliente può prevalere la voglia di azzerare tutto, non cogliendo quel poco di buono che vive sui suoi prodotti. Ma la mancanza di giudizio non è solo dei profani, come dimostrato dal caso “Tropicana” . L’azzeramento era stato argomentato dai professionisti che non avevano colto il valore di alcuni componenti del graphic design.
Non vanificare la riconoscibiltà acquisita.
In linea di massima, quando la riconoscibilità di una marca sul mercato è forte, conviene dosare il restyling in modo leggero, magari ripetendo il rinnovo in diverse fasi. Un esempio famoso di questo comportamento è certamente la Coca-Cola che dosa lievemente ogni suo cambiamento d’immagine. La maggior parte delle situazioni però interessa packaging dove bisogna inervenire profondamente senza stravolgere alcune parti decisive per la riconosibilità. Il colore predominante e l’aspetto grafico della marca sono due elementi fondamentali che vanno trattati con accortezza.
Un esempio realizzato in questo contesto concerna le bottiglie qui visibili prima e dopo il restyling. Si può notare come il ridisegno della marca “Veraloe” ha permesso di conferire più forza e autorevolezza senza vanificare la memoria visiva del logotipo già esistente.
Non perseverare nell’errore.
In conclusione, per non dover sbagliare un intervento di restyling, conviene sempre capire cosa va mantenuto e cosa invece va rivisto. Dalla corretta valutazione dell’esistente scaturisce poi il successo del lavoro di rinnovo. Certamente conviene affidarsi a graphic designer esperti che hanno esperienza nel valutare la grafica di un prodotto.
Partire male può essere recuperabile, ma perseverare nell’errore può essere tragicamente dannoso per la sopravvivenza dei prodotti. Collegandovi a questa pagina potete leggere le motivazioni dell’intero progetto di restyling “Veraloe”